giovedì 24 maggio 2012

amleto, ossia fanculo su chi sono o chi non sono

Facciamo che faccio una domanda:

Sapete chi siete?

Pensateci. A me han preso a girarmi le palle a forza di sentirmelo ripetere sia dall'esterno che dalla mia vocina interna del cazzo.
Io non lo so chi sono! Non ce l'ho la bussola.Viaggio alla cazzo di cane se lo volete sapere. Ho messo su una imbarcazione, l'ho incatramata bene per evitare falle e tiene perdio!
Non chiedetemi più chi sono e perché le mie foto non parlano di me. Li sto esplorando i come e i perché e fanno malissimo.
Ho trovato risposta ad una sola domanda finora:
Perché faccio foto?
Perché sono un voyeur, e dall'altra parte del buco vedo il mondo.

mercoledì 9 maggio 2012

gli artisti, veri

Ritengo che ci siano due differenti modi per essere artisti: il primo indaga, elabora, esprime la logica coerenza del proprio dire; l'altro è quello che madre natura gli ha dato un dono e produce meraviglie con la stessa noncuranza con cui ci si gratta un prurito. Tutto il resto è gente che ci prova.
Una delle disgrazie che può capitare a chi della fotografia dichiara di volerne fare qualcosa in più è diventare monotematico. I fotografi parlano solo di fotografia, così i musicisti parlano solo di musica, gli attori solo di recitazione, gli scrittori… e via dicendo. Ma l'artista fotografo, o l'artista scultore, o l'Artista,  è una persona interessante. Se lo incontri e appartiene alla categoria spettinatotrasandatosporco non gli daresti un centesimo di elemosina, poi inizia a parlare e vuoi sapere tutto quello che sa lui.
Sono circondato da troppi monotematici, quelli in erba spuntano ogni giorno e pretendono rapidi successi. Per fortuna mi capita di trovare o ritrovare quelle persone che ti fanno mentire sugli appuntamenti di lavoro e rimani lì ad ascoltarli, perché oggi ti sta parlando un artista.
Della chiacchierata che mi sono fatto oggi magari in futuro avrò degli sviluppi di cui parlare.
Invece vi racconto in breve di Vito Maiullari.
L'ho conosciuto personalmente lo scorso hanno. Un mese fa lo ritrovo a fine giornata su un set di lavoro. Mi chiede di fare delle foto per una sua mostra non prima di tenermi un ora a raccontarmi progetti, ricerche e pensieri. Lo ascolto evitando di rompere il suo flusso tanto da farmi dolere la spalla con gli zaini ancora da sistemare in macchina. Vito è uno scultore, principalmente. Quello che sa sulla pietra, specie quella della Murgia, è notevole. Fino al 23 maggio esporrà una parte delle sue opere a Roma. Per chi fosse in zona e ha la possibilità di incontrarlo, fatevi raccontare della pietra.

La forma del Tempo di Vito Maiullari
Ecos Gallery
via Giulia 81/a Roma
tel. 06 68803886

"La pecora fotovoltaica", una provocazione  di Vito Maiullari

pecore che fuggono alla vista del fotografo

Vito Maiullari all'interno di una sua opera

Vito Maiullari mentre "suona" la pietra

martedì 1 maggio 2012

computer, definisci Fotografia

Dieci giorni fa un gruppo di otto persone ha preferito ascoltarmi per una giornata piuttosto che trascorrere una domenica all'aperto, data la piacevole temperatura estiva. In mezzo da allora c'è stato del lavoro da fare e quindi ne parlo solo adesso.
Mi fu chiesto tempo addietro di tenere delle lezioni di fotografia. Concordammo, prima di tutto, che non si sarebbe mai chiamato "workshop", e che non si aspettassero da me un lezionario tecnico per poter fare foto perfette.
Con l'arrivo della primavera son tornati i fiori e i corsi base di fotografia. Ma onestamente ha ancora senso parlare di corso base al 2012? Costruiscono macchine che non ti devi preoccupare di nulla se non di avere un indice funzionante, e se non bastasse, sul web tutto ciò che di base occorre per dare un senso a quelle icone stampate sulle suddette macchine prodigio. Io no, non sono il corso base. Arrivo molto prima, quando ancora non c'è nulla e ti guardo negli occhi, ti fisso, in silenzio; aspetto un cedimento, una distrazione o anche una chiara volontà per domandare ma perché vuoi fotografare? Per me, che scrivo, è una faccenda maledettamente seria la fotografia. Con me si viaggia lentissimo e su strade rovinate. Qualche giorno prima feci recapitare al gruppo il domandario. Domande di cui io non chiedevo alcuna risposta bensì che si interrogassero su apparenti banalità. Continuo a dire che non sono un insegnante, i fotografi non possono insegnare fotografia. Posso parlare di me e della mia fotografia, da cosa è alimentata e spesso è anche un casino per come la sua essenza sia incatramata di elementi che non mi appartengono. Quello che vale per me non può funzionare per un altro, o magari si ma intanto si sta perdendo qualcosa di straordinario e cioè la sua visione di dire in immagini come vede e sente il mondo. Ad è quello che chiedo: di trovare il coraggio di dichiarare le proprie ossessioni e desideri trasformati in fotografia. Il mondo non ha bisogno di nuovi fotografi e cloni di fotografie, ha bisogno di essere sorpreso da prospettive non ancora battute. Se chiedessi al mondo di fotografare la stessa scena ci sarebbero potenzialmente quasi sette miliardi di immagini diverse, una l'impronta di ogni identità.


Il Domandario

1) Come spiegheresti a ET cos’ è una fotografia?
2) Cos’ è la “bellezza”?
3) Qual’ è la parola più bella che conosci?
4) Se ti fosse concesso un solo desiderio da esprimere, cosa chiederesti?
5) Se non fossi tu, chi vorresti essere?
6) Qual’ è il tuo pensiero ricorrente?
7) A un bambino che ti chiede a cosa serve una fotocamera cosa rispondi?
8) Quanti modi conosci per dire che apprezzi una cosa?
9) Qual’ è il luogo o la condizione che ti fa stare più bene?
10) Perché fai un corso di fotografia?