lunedì 30 maggio 2011

salento e dintorni

Grazie all'invito di Rosanna Bassi, stilista, che doveva far sfilare dei suoi lavori, ho avuto la possibilità di vivere il dietro le quinte dell' Apulia Fashion Makers in quel di Lecce lo scorso sabato. Certamente le proporzioni non erano quelle degli eventi milanesi ma non avendo mai vissuto un contesto simile una prima volta è una prima volta: l'adrenalina galoppa. Prima che i riflettori si accendessero ho intrattenuto una piacevole conversazione con Daniela Cardone, fotografa di Ostuni, che doveva documentare il tutto per la rivista dell'organizzazione. La scoperta di vedute comuni provoca in me un senso di partecipazione che si traduce in stare bene fra gli altri. Nell'ultimo mese mi è capitato spesso. Sto elaborando nuovi punti di vista, nuove dinamiche relazionali, nuovi me finora latenti o storditi. A chi mi ha chiesto qualche giorno fa come stai? ho risposto che mi sento recettivo come un'antenna. Assorbo tutto e tutto mi piace come nuovo. Un appetito diverso da ieri perché fatto di uno strato di consapevolezza in più. Ed è arrivato il sole anche!
Stamattina mi sono alzato presto con un chiaro obbiettivo: mettere del verde Chartreuse a due pareti dello studio; mi hanno spostato degli appuntamenti a domani e dovevo riempire la mattinata, mentre scrivo sta seccando la seconda passata. Me lo ero detto a gennaio che il 2011 doveva essere colore.

In basso alcune delle immagine di sabato in quel di Lecce.



on the stage



coffee break



fourteen, the youngest model



before, details



friends



humor about height



dresses list



test shoes



ten minutes to start



five minutes to start



models, photogrpher, helpers



change dress



I fell in love her



the tallest model...



...more tallest



during men's performance



model help the youngest



concentrate



the organizer, Elisabetta Bedori, listen Rosanna Cancellieri



on stage



behind the stage







venerdì 20 maggio 2011

'mbar t llart e mitt'l da part

Letteralmente significa: impara l'arte (il mestiere) e mettilo da parte (fanne buon uso). Magari con sfumature diverse è presente nel dialetto di un sacco di posti. Ai tempi della scuola elementare avevo questo morboso desiderio di vivere un lavoro e nell'estate dell'85 mi feci assumere come garzone tutto fare in un bar, ricevendo una paga di diecimila lire alla settimana. All'epoca non sapevo cosa fosse lo sfruttamento di minori, ero raggiante per quell'impegno quotidiano e per quel sapore incredibile che dava la frase Io lavoro. Negli anni ottanti le cose erano parecchio diverse, con nostalgia ricordo l'atmosfera di rapporti di parentela, quando ci si ritrovava a casa dei nonni, nelle serate calde, e seduti tutti in circolo fuori la porta al piano stradale, si passavano le ore. Quando in una di queste occasioni fu detto che stavo lavorando al bar, un mio zio mi disse appunto 'mbar t llart e mitt'l da part, aggiungendo poi che il mestiere lo dovevo quasi rubare solo osservando da dietro. Certe cose ti restano dentro tutta la vita. Se penso che molto di quello che conosco mi arriva sbirciando o studiando quello che di meglio o peggio fanno gli altri devo dire grazie a quell'imprinting.
Amo i backstage. Ne sono follemente attratto. Avete mai visto cosa accade dietro le quinte durante uno spettacolo teatrale? Avete mai visto lo sguardo di un bambino quando lo fai salire su un palco a fine commedia e gli permetti di curiosare nella e dietro la scena?
Io si, in prima linea. Capisci che c'è una magia e tu la puoi toccare, percepire, ed è una magia accessibile.
I backstage fotografici per me hanno lo stesso valore. Li cerco e rivedo in continuazione. 'mbar t llart e mitt'l da part
Al di là degli aspetti tecnici e modalità di utilizzo di questa piuttosto che quell'altra luce, spesso ho visto video di backstage straordinari, la relazione delle persone sui set, il porsi del fotografo, il clima, le opinioni della troupe in merito al servizio. Può sembrare che tutto sia sempre bello e ben costruito nel video ma quando parlavo di backstage straordinari intendevo anche quelli straordinariamente brutti; lì alzo ancora di più le antennine per non farmi sfuggire gli errori da non commettere. E' mia opinione che ogni progetto che ci prestiamo a realizzare debba includere anche il documento di backstage, che sia video o fotografico va bene uguale, e possibilmente condividerlo in larga scala. Le resistenze personali sul non mostrare/rsi non favoriscono né la nostra crescita né quella di chi ci osserva.
Di ritorno dalla Valle d'Aosta ho trovato in posta il link di backstage dell'ultimo lavoro. Ho ricordato un sacco di errori evitabili ma anche del buono. Lo posto qui. Se a qualcuno venisse voglia di dire qualcosa in merito che non sia un semplice bello o brutto mi avrà dato molto più di un commento. Qui per chi vuole vedere parte degli scatti realizzati.

riprese e montaggio Piero Crivelli
client Rosanna Bassi Atelier
photographer Nicola Petrara
art direction Ferdinando Conte
hair and makeup Michele Branà
model Julia



Rosanna Bassi Spose - Backstage Collezione Fabulous from Rosanna Bassi Atelier on Vimeo.

mercoledì 18 maggio 2011

senior:-) (-: junior

Ci rifletto solo ora che scrivo, ma ieri è stata la prima volta che qualcuno legge il mio portfolio. Speravo, in verità, di ritornare con qualche cerotto a casa, una bella bastonata di quelle che ti fanno apprezzare le cose per differenza o mancanza piuttosto che meriti. Invece ho vissuto l'imbarazzo dei complimenti e, interpretazione personale e opinabile, in qualche caso la non necessaria sentenza per ovvie ragioni di promozione. Però è indiscutibile che sento più i cazzotti che le carezze e avrei preferito i primi così da ribollirmi il sangue.
Scrivevo una mail ieri in cui speravo di incontrare bella genta; speranza avverata. Di ritorno da Bari ho guidato per automatismo, ricordando o meglio memorizzando quanto avvenuto nella sede dell'incontro. Mi ha fatto piacere conoscere personalmente Roberto e Antonio Tartaglione, ritrovare Antonio Fascicolo in veste senior e fare la conocenza di Filippo Covella. Mi perdonino gli altri senior se non li cito. Saltavo da una postazione all'altra per osservare quanto più potevo dai portfolio degli altri e ascoltare i pareri dei senior che venivano dati in merito. Mi è dispiaciuto ascoltare in privato l'orgoglio di almeno un junior, la confusione di qualcun'altro e l'autocensura di un paio dopo aver visto i lavori degli altri. Insomma non erano previsti premi né condanne e il clima era da pizzeria - tra l'altro non ho mangiato un cavolo e ne ho vista di roba buona; ma dove sono finite tutte le bottiglie di vino? - A volte ho l'impressione di andare controcorrente: la scorsa settimana ero una pezza e il mondo sembrava ballarmi intorno, oggi individuo i segni di un ritrovato buonumore e coscienza del fare sudando in opposizione al tutto subito e gratis globalizzato.
Ma sono reduce da un paio di escursioni in montagna perciò viva le salite, i dubbi e le sudate.

Il caro Roberto ha preferito divertirsi in quello che ci piace fare di più piuttosto che leggere portfoli ieri, qui trovate dei suoi scatti durante la serata di ieri, mentre qui il loro blog, che ho trovato molto ben fatto.

istantanee di un viaggio

Le foto che non ho fatto

Click on the pictures to enlarge.

















lunedì 2 maggio 2011

tsunami

Mi hanno preso in giro, ho lasciato che accadesse. Ho creduto ai film, le serie animate dei manga, agli effetti speciali. Hanno raccontato di tsunami apocalittici e mari dominanti commettendo tutti lo stesso errore: l'acqua non resta pulita al contatto con la terraferma. Diventa melma, trascina detriti, distrugge, sommerge, spezza, ammassa, sporca, rovina, uccide. Quel che resta non è il mondo di Conan di Miyazaki. Resta il fango, nuove isole alla deriva fatte di resti di città, i segni di quella poltiglia fangosa che a levarla di dosso ci vorranno anni.
Tsunami è come mi sento. La parte lesa. La fotografia era un'onda pazzesca, fatta di smeraldo e schiuma, di libri e foto quotidiane, di quella passione che ti ubriaca e non ne avverti la sbronza, fatta di riviste, scoperte, e poi i blog ed internet ad alimentare sempre più il muro d'acqua, una centrifuga assurda di ideali che forse riesco a sfiorare, non sono la luna, la posso cavalcare quest'onda, è fatta di metri; poi ci sono le regole, quelle che conosci e ripeti e basta crederci o saperle per essere protetto, come un "il fumo uccide" su una scatolina bianca e rossa; i trentasette anni di consapevolezza che se ci finisci dentro a quest'onda qualcosa d'acqua la dovrai bere, saprà di sale e alghe, la ingoierai puntando alla superficie e aspetterai una nuova. Ma cazzo berrai smeraldo! Invece è Tsunami.

Mi hanno preso in giro o io ho lasciato che accadesse. Non c'è mare in quello che sto vomitando: è fango. Le regole sul ritratto, come edificare gli affari della propria attività fotografica, come si affronta un set, i doityourself creativi, gli elenchi di post autoreferenziali con i tips su come ho fatto, i contatti blasonati ed istruttivi, schiuma e smeraldo che si impasta con l'asfalto e la terra piena di carcasse. Ho il rigetto della fotografia, e la concludo qui questa metafora.

Ho consegnato un lavoro. Il cliente, in un eccesso di gratitudine, mi ha abbracciato dichiarandosi sul punto di commuoversi. Ho restituito un grazie troppo serio, secco e da manuale di dizione. Ho ripensato a tutto quello che c'era dietro quel lavoro. Pianifichi tutto con la ferma intenzione di seguire ogni regola, trucco o istruzione appresi, ripeti le tabbelline per benino perché ti vuoi godere quello che si racconta su essere fotografi, invece capita che una farfalla ha sbattuto le ali dall'altra parte del pianeta e stai risolvendo meglio che puoi con tanti saluti ai manuali. Non ricordo nulla del set, della modella, di come stavano le luci, cosa ho detto e le mie azioni di quel giorno. Restano delle foto per un catalogo ed un cliente che stamattina mi abbraccia con sincerità. Sono uscito che ero triste. Dov'è finito il mio momento di egoismo fotografico? Quello dove scelgo quando è l'attimo in cui spingere fino in fondo il pulsante di scatto? Quel click che è orgasmo? Ho una persona gratificata da quello che ho fatto, ma per quanto ricompensato fino all'ultimo euro, non ho niente che appartenga a me soltanto.
Questo senso di vomito fotografico lo provo da qualche giorno. Sto ascoltando in silenzio internet. Non capisco cosa mi stia succedendo. Le nuove foto delle persone che piacevolmente seguo mi lasciano indifferente: le osservo e ne ammiro gli stili ma non c'è sorriso o piacere che passi da me. Per non parlare di una mostra che hanno allestito nel centro a cui ho superficialmente posato lo sguardo decretandola inutile.
Ma cos'ho? Questa parte della storia non me l'ha mai raccontata nessuno.