domenica 17 aprile 2011

no post

Sono in post produzione da quattro giorni, oggi compreso. Sono a pezzi e non finirò prima di giovedì. Devo cazzeggiare una mezzora intanto che il computer mi faccia un'operazione prima di spegnere tutto.
Post.
Su cosa? Minicronaca cereblale delle ultime 36 ore.
Da fonti informatiche risulta che questo blog ha compiuto un anno da qualche settimana; mi sono risparmiato la patetica candelina con il post celebrativo. Non sopporto le ricorrenze - le mie - per ragioni personali, molto discutibili tra l'altro.
Non prendo un libro da una ventina di giorni, mi sembra una vita, eppure ho l'impressione di aver letto parecchio in questo spazio. C'è un magma fatto di pensieri recenti. Lo lascio in pressione ancora qualche giorno, deve fondere, bruciare, alimentarsi, perché è in atto un nuovo processo autocritico, di peso specifico doppio fino l'altro ieri. Quando lo farò esplodere dovrò scegliere come proteggermi.
In mezzo a tutto questo non manco di fare foto, ieri ne ho fatto di vomitevoli, per un progetto a quattro mani a più step. Le ho viste nel pomeriggio, ero in pausa da photoshop. Luce sbagliata, inquadrature sbagliate, bla bla bla le solite cose tecniche ma la verità è che ero sbagliato io e non ho avuto il coraggio di fermarmi e dire chiudiamo tutto oggi, prendiamoci un caffè e se (D)io vorrà si rifà un 'altra volta.

Tempo scaduto. A nanna.

mercoledì 6 aprile 2011

memento

Quando nel giro di una settimana capita di ritrovarsi a parlare con persone che pare abbiamo condiviso con te esperienze recenti bellissime e tu invece non smetti di pensare "ma chi è questa persona?" evitando con disinvoltura cose tipo sbagliare il suo nome o parlare di amici diversi o situazioni che appartengono ad un altro mondo, allora vuol dire che qualche impiegato che lavora nel tuo reparto memoria abbia chiesto il prepensionamento.
Tutto ciò è seccante!
Fra qualche giorno ho un servizio importante e nel timore di ricevere qualche altra lettera di dimissioni sono corso ai ripari.



Put a tick on right box.

venerdì 1 aprile 2011

Adele

Adele è comparsa qualche pomeriggio fa in studio, mentre sistemavo i libri conservati in soffitta sulla nuova libreria. Cercava un posto, un indirizzo. Poi con la semplicità che solo alcune persone hanno mi ha chiesto "che posto è questo?". Abbiamo passato il pomeriggio a chiacchierare. Gli ho preparato del té, ne ha preso solo una tazza ma si è finita i biscotti. Ero in una settimana di paranoia, di quelle pesanti; lei ha preso ha snocciolarmi storie del suo passato con imbarazzante confidenza. Intime.
Ero a disagio.
Mi ha parlato della sua cicatrice, da dove arriva, come ci convive. Ho iniziato ha provare un profondo fastidio: ero nel bel mezzo delle mie fisime mentali e non mi andava di sostituirle con fatti veri, reali, con cicatrici. Rivolevo le mie cazzate sull'essere in bolletta, ed il lavoro, i clienti, le delusioni, gli affanni, l'accomodante razionalità maschile.

...

L'ultima mezzora è stata come rotolare giù da una collina senza protezioni.

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